L'importanza del Radiocorriere

 

La Storia del Radiocorriere

“URI, Unione Radiofonica Italiana, 1 RO, stazione di Roma, lunghezza d’onda metri 425, a tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera…” Erano le 21 del 6 ottobre 1924, novanta anni fa. Quell’annuncio, letto da Ines Viviani Donarelli e ripetuto da Maria Luisa Boncompagni (della quale è la registrazione ritrovata nelle teche Rai), segna una pagina di storia del nostro paese. Nasce la radio, mezzo di comunicazione globale, ascoltabile da tutti, che affianca da una parte l’unica forma di comunicazione esistente, la stampa, e dall’altra le forme di intrattenimento allora conosciute che erano la musica e il cinema, inventato da poco. Con la nascita del servizio di radiodiffusione circolare sul territorio nazionale anche l’industria italiana si lancia in questo nuovo mercato: si capisce in poco tempo che la radio è uno strumento fondamentale. L’URI decide in pochi mesi che è necessario affiancare a questa rivoluzionaria novità un altro strumento, cioè una rivista ufficiale: il 18 gennaio 1925 viene fondato a Roma l'organo ufficiale dell'ente, il Radio Orario. La rivista contiene 24 pagine al prezzo di 1,50 lire; l'abbonamento annuo costa 45 lire. La copertina è semplice, l’impaginazione altrettanto, ma l’obiettivo è chiaro: pubblicare i palinsesti delle stazioni radio italiane e delle principali radio estere. Nel 1926 la redazione viene spostata da Roma a Milano, con il conseguente cambiamento della testata in Radiorario (30 gennaio). Nel 1927 l'EIAR sostituisce l'URI. Il regime fascista ha capito subito che la radio è la chiave di volta per allargare il consenso, per fare una autentica campagna di propaganda del fascismo e raggiungere quella parte di popolazione che ignora perfino l’esistenza dei giornali. Arnaldo Mussolini, fratello del duce, diventa vice presidente dell’EIAR e scrive editoriali sui compiti pedagogici della radio. Tre anni dopo, nel 1930, la sede viene nuovamente spostata, questa volta in via Arsenale 21 a Torino, indirizzo destinato a diventare famoso per molti anni come riferimento ufficiale della Rai. Il direttore è Gigi Michelotti e la rivista prende il nome definitivo di Radiocorriere (5 gennaio). Cominciano a trovare spazio sul giornale le inserzioni pubblicitarie soprattutto delle aziende che sponsorizzano i programmi di intrattenimento. Sempre attraverso il Radiocorriere si pubblicizza il concorso di bellezza “Cinquemila lire per un sorriso”, una sorta di precursore di Miss Italia, e il concorso legato alle figurine de “I quattro moschettieri”, primo varietà radiofonico di grande successo. In pochi anni la tiratura del Radiocorriere arriva a 8 milioni di copie annue. Dal 1929 è cambiata anche l’iconografia della copertina: spesso in perfetto stile fascista, con tratti neoclassici, immagini maschili di sportivi dal fisico imponente, stile squadrato come l’architettura del tempo. La propaganda di regime diventa preponderante e i toni cambiano decisamente con l'entrata in guerra dell'Italia. Da quel momento il Radiocorriere sconsiglia l'ascolto dei programmi radio stranieri e dedica quasi tutto lo spazio alle notizie di guerra. Il 15 maggio del 1943 le pubblicazioni vengono sospese. Nel territorio della Repubblica Sociale Italiana dall'agosto del ‘44 alla fine della guerra, viene diffuso Segnale Radio, un giornale che sostituisce il Radiocorriere ed ha il compito di diffondere la propaganda del governo di Salò. Costa 5 lire ed ha 24 pagine. Dalla Liberazione all'avvento della TV Il 25 aprile del 1945 segna la fine della guerra e la liberazione del Paese dal regime fascista: già il 26 ottobre 1944 l’EIAR era diventata RAI, sigla che sta per Radio Audizioni Italia. Il 20 aprile 1945 si insediò il primo consiglio di amministrazione e si scatenò subito un conflitto di competenze fra il ministero delle Poste e il sottosegretario per l’informazione e la stampa, risolto con una tipica mediazione all’italiana: controllo tecnico al ministero, controllo politico al sottosegretario. Il 15 novembre riprende le pubblicazioni l'edizione centro-sud del Radiocorriere con sede a Roma, e dal 23 dicembre l'edizione nord, stampata a Torino. Nel marzo 1947 le due edizioni si riunificano sotto l'egida della neonata RAI con il nuovo direttore Salvino Sernesi, che passerà la mano dopo pochi mesi a Vittorio Malinverni. Nel 1949 la RAI festeggia i primi 25 anni della radio e crea, con l'occasione, la terza rete radiofonica, differenziando i tre programmi con un Programma Nazionale di contenuto generalista, con informazione e attualità, un Secondo Programma leggero, dedicato alla musica popolare e all'intrattenimento, e un Terzo Programma dedicato alla musica classica, all'arte e alla cultura. Nello stesso anno si costituisce la ERI, Edizioni Radio Italiana, sotto le quali verrà d'ora in poi pubblicato il Radiocorriere e il nuovo direttore è Eugenio Bertuetti. Il 3 gennaio 1954 cominciano le prime trasmissioni televisive ufficiali a livello nazionale, dopo tre anni di sperimentazioni. Fin dalle prime trasmissioni sperimentali, sul Radiocorriere si comincia a parlare di televisione, senza tuttavia trascurare gli argomenti di costume e di varietà. La rivista si occupa di musica leggera, segue le edizioni del Festival della canzone italiana che comincia a Sanremo nel 1951 e la tiratura nel 1952 arriva a superare il milione di copie settimanali. Grande spazio, ovviamente, viene dato all'inizio ufficiale delle trasmissioni televisive, anche se per alcuni anni queste trasmissioni potranno essere seguite solo da una ristretta fascia di utenti, sia per il costo enorme degli apparecchi, sia per la copertura non uniforme del territorio nazionale. Il boom si ha con le prime trasmissioni di grande successo popolare quali come “IL Musichiere” “Lascia o raddoppia” e “La domenica sportiva”. Pur essendo il periodico più preciso per quanto riguarda le informazioni sui programmi, in quanto emanazione dello stesso ente radiotelevisivo, una parte di pubblico comincia tuttavia a preferirgli “ TVSorrisi e canzoni”, un altro settimanale nato da pochissimi anni che, pur occupandosi degli stessi argomenti, li tratta con un taglio più popolare e ha inoltre l'esclusiva della pubblicazione dei testi delle canzoni, a partire da quelle di Sanremo. Dall’11 maggio 1958 la rivista prende il nome di Radiocorriere TV, e rimane sempre la testata più autorevole, l'unica a pubblicare non solo i palinsesti televisivi, ma anche le scalette musicali dei programmi radiofonici, gli spot pubblicitari trasmessi dal già affermato “Carosello”e dalle altre rubriche di pubblità. Quando nel 1961 nasce il secondo canale televisivo anche il giornale della RAI cerca di ammodernarsi: lo dirigono in sequenza Michele Serra, Gigi Cane e Ungo Zatterin, imprime al settimanale una svolta popolare, con servizi di attualità e inchieste di costume. Il successore, Corrado Guerzoni, in carica dal 1969 al 1977, continuerà sulla stessa strada ma, per dovere istituzionale, il Radiocorriere non prende atto del fenomeno emergente delle radio e delle televisioni private, limitandosi a informare sui programmi RAI. Dal monopolio all’arrivo dell’emittenza commerciale Il moltiplicarsi dell'offerta di programmi televisivi alla fine degli anni ‘70 coglie impreparato il Radiocorriere TV, che per alcuni anni ignora la programmazione delle TV commerciali, prontamente recepita, invece, dalle testate concorrenti. Sono i difficili anni della presa di coscienza da parte della RAI della ineluttabile fine del monopolio. Dalla fine del ’77 il giornale comincia a pubblicare una breve lista delle trasmissioni delle reti locali, ma il declino è irreversibile e continua anche con l’alternarsi di tre direttori di prestigio giornalistico come Gino Nebiolo, Umberto Andalini, e Aldo Falivena. Anno dopo anno aumenta lo spazio dedicato ai programmi delle altre emittenti e cambia spesso la veste grafica, ma la concorrenza è ormai fortissima (ci sono i supplementi televisivi di quasi tutti i quotidiani) e la tiratura continua a scendere. Per il Radiocorriere sembra non esserci più un pubblico di riferimento. Con la direzione di Dino Sanzò, arriva sulle prime pagine l'attualità, la politica nazionale e internazionale, mentre lo spettacolo e la cronaca vengono relegati in secondo piano. La scelta si rivela perdente e nel 1994 il nuovo direttore, Willy Molco, riduce nuovamente l'attualità politica per privilegiare la programmazione televisiva. Questa versione del Radiocorriere è andata in edicola fino al 31 dicembre 1995. La chiusura al pubblico e l’arrivo sul web Nel 1998 la neo costituita Direzione Teche produce con la ERI un libro sui cinque anni del Radiorario (1925-1929) al quale vengono allegati tre CD Rom che contengono l’intero contenuto della rivista con la possibilità di cercare i vari argomenti: si rivela un prodotto di successo. Il Radiocorriere riprende poi le pubblicazioni con un nuovo editore, Rcc edizioni, al quale la RAI aveva ceduto la testata, ma l'insuccesso di vendite porta a una nuova chiusura del periodico con il numero del 6 maggio 2008. Riacquisita dalla RAI, si comincia in quel periodo a discutere di una possibile versione on line della storica testata. Questo progetto si è poi concretizzato in modo definitivo nel 2012 sul sito dell’ Ufficio Stampa RAI. Nel 2010 è stato pubblicato il n. 18 nel mese di aprile in PDF sul sito dell'Ufficio Stampa per presentare il nuovo bouquet di canali sul digitale terrestre. Il 18 febbraio 2011, in occasione della serata speciale del Festival di Sanremo dedicata al 150º anniversario dell'unità d'Italia, è uscito in edicola un numero speciale, con allegato il CD Nata per unire, contenente canzoni storiche reinterpretate dai 14 artisti in gara. La rivista, a edizione limitata, contiene la riproduzione di 12 copertine riguardanti il Festival della Canzone Italiana, dagli anni Cinquanta agli anni 2000. Dal 2011 viene pubblicato sul sito internet dell'Ufficio Stampa RAI una vera e propria edizione web del giornale, per presentare i palinsesti settimanali delle reti Rai e, dal 2012, arricchito da rubriche e interviste ai protagonisti dei programmi tv e radio.